il terzo incomodo

Dante, Petrarca e…Boccaccio!

Boccaccio è accorato dall’idea di essere terzo incomodo in quel Dante-Petrarca-Boccaccio in cui è incarcerato dal tempo e con il quale per certo passerà ai posteri. In una tormentata preghiera chiede al Padreterno perché non abbia soccorso anche lui come ha fatto mandando Beatrice a Dante e a Petrarca l’incontro salvifico con Laura per far nascere nuove rime e una poesia che al centro metta le doti spirituali dell’amata, esaltata non solo per le sue qualità femminili ma quasi come un angelo sulla terra.
Dunque, Divina Commedia e Canzoniere contro Decamerone. Boccaccio disperato e umiliato nel suo orgoglio di poeta, in cambio del perdono è disposto a rinnegare la sua opera più rappresentativa.
Boccaccio in “Elegia di madonna Fiammetta” rappresenta Fiammetta non come oggetto d’amore ma come una persona dotata di volontà ed emotività proprie e sarà proprio lei ad apparirgli in sogno per convincerlo che nella sua opera c’è la vita vera, la vita che conta.
Fiammetta lo scuote, parla diretta, ridicolizza Dante e Petrarca in un vortice di citazioni letterarie che evocano le altre due coppie protagoniste colte nella loro quotidianità: Gemma, moglie di Dante, intenta nelle faccende domestiche, furiosa per Beatrice, frustrata e stanca di vivere all’ombra del grande poeta e il marito di Laura, musa di Petrarca, mentre rilegge una lettera di querela per stalking diretta al Capo della polizia di Avignone.

CREDITI

regia LUIGI MORETTI

con FRANCESCA BERARDI, FILIPPO MANTONI

costumi STEFANIA CEMPINI

luci FRANCESCO MENTONELLI

foto MATTEO CINGOLANI

NOTE DI REGIA

Tre brevi testi, tre coppie, Boccaccio e Fiammetta, Laura e suo marito Ugo di Sade, Dante e sua moglie Gemma Donati. Boccaccio terzo incomodo tra Dante e Petrarca, Petrarca tra Laura e suo marito, Beatrice tra Dante e sua moglie.
I tre testi sono pensati e scritti da Lunari come tre brevi atti unici ma l’idea di rappresentarli distinti uno dopo l’altro non mi bastava, avevo bisogno di un’idea “collante” e l’input è arrivato da una definizione del dialogo dello stesso Lunari: “ elegante simmetria di intreccio” . Non ho dunque esitato ad intrecciarli, intersecarli tra loro per dare vita a un gioco teatrale, sì arduo ma molto divertente, in cui i due attori entrano e escono continuamente da una coppia all’altra guidati da un disegno preciso in cui l’eleganza formale dei testi di Lunari non viene compromessa e il gioco di ironia e irriverenza viene esaltato da un ritmo serrato e vivace. Dante e Petrarca senza rispetto alcuno vengono fatti a pezzi e Boccaccio avrà finalmente il suo gioioso riscatto.